lunedì 27 gennaio 2014

Relitto della piattaforma Paguro





Piattaforma Paguro
Il relitto della piattaforma Paguro  è il relitto di una piattaforma metanifera per l'esplorazione petrolifera, di tipo autosollevante, costruita tra il 1962 e il 1963 a Porto Corsini, in provincia di Ravenna, assieme alla Perro Negro per conto dell'AGIP.
È stato riconosciuto come sito di interesse comunitario (IT4070026) dalla regione Emilia-Romagna nel 2010. Si tratta del primo sito marino della regione.
L'affondamento
A metà del 1965 la piattaforma fu posizionata nell'Alto Adriatico sul pozzo denominato PC7 (Porto Corsini 7), a 11 miglia dal porto di Marina di Ravenna[2], all'altezza della foce dei Fiumi Uniti, su di un fondale di 25 metri.
Il 28 settembre 1965 la perforazione venne fermata, avendo raggiunto il suo obiettivo: un giacimento di metano posto a circa 2,9 Km sotto il livello del mare, intaccando tuttavia anche un secondo giacimento, posto sotto al primo e non previsto, quest'ultimo giacimento conteneva gas ad alta pressione. Durante le operazioni di registrazione dil nel pozzo l'equilibrio idrodinamico a fondo pozzo, che controbilanciava le pressioni dei fluidi nelle rocce, divenne instabile, provocando una eruzione di gas che causò l'incendio della piattaforma e quindi il suo affondamento il 29 settembre. Dopo i tentativi iniziali di domare l'eruzione, la piattaforma venne abbandonata la sera del 28 settembre, nel disastro morirono annegati tre tecnici dell'Agip: Pietro Peri, Arturo Biagini e Bernardo Gervasoni. L'esplosione creò un cratere centrale profondo 33 metri.
affondamento "Paguro"
La fuoriuscita di gas sul fondo marino, generò una colonna di gas misto a pulviscolo d'acqua che raggiungeva l'altezza di 30 metri sulla superficie del mare. L'eruzione venne domata, tre mesi dopo, con la perforazione di un pozzo direzionato, che raggiungendo nel sottosuolo il tragitto del pozzo in eruzione permise di intasare e cementare il foro attraverso il quale il gas dal giacimento fuggiva alla superficie.

 L'Oasi odierna
La parte più alta della struttura attualmente si trova a 10 metri sotto il livello del mare, ed il cratere formatosi sul fondo marino, di natura argillosa sabbiosa, raggiunge i 35 metri di profondità ed ha visto una esplosione della flora e della fauna marina, tanto che oggi, questo reef artificiale è diventato meta di subacquei. Nel 1991 è stato anche permesso l'ampliamento della struttura tramite deposizione al fondo di altro materiale ferroso proveniente dalla demolizione di altre piattaforme adriatiche, ingrandendo l'area attiva di questo santuario marino.
Per regolamentare le immersioni e salvaguardare la vita attorno alla Paguro, è stata istituita a Ravenna l'Associazione Paguro, e dal 21 luglio 1995 l'area contenente il relitto della piattaforma è stata dichiarata dal Ministero delle risorse agricole Zona di tutela biologica tramite il Decreto "Istituzione della zona di tutela biologica nell'ambito del compartimento marittimo di Ravenna".
La zona di tutela biologica è diventata sito di interesse comunitario con delibera della regione Emilia-Romagna dell'8 febbraio 2010.
 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Emilia-Romagna44°23′00″N 12°35′00″ECoordinate: (Mappa)





 










sabato 25 gennaio 2014

"Lyubav Orlova" La nave fantasma dispersa nell'Atlantico con un carico di ratti cannibali.

nave-Lyubov Orlova

Peggio di una calamità naturale, dell'invasione di cavallette. La minaccia viene dal mare, e da una nave 'fantasma', la "Lyubov Orlova", di cui in molti parlano, ma che nessuno vede, nemmeno sui radar. Un vecchio vascello jugoslavo in disarmo, arenato nell'Atlantico e poi sparito. Adesso (secondo una voce insistente che gira sul web) sarebbe alla deriva verso le coste britanniche, pieno di ratti cannibali che si mangiano fra di loro e che potrebbero invadere il Regno Unito.
Peggio di una calamità naturale, dell'invasione di cavallette. La minaccia viene dal mare, e da una nave 'fantasma', la "Lyubov Orlova", di cui in molti parlano, ma che nessuno vede, nemmeno sui radar. Un vecchio vascello jugoslavo in disarmo, arenato nell'Atlantico e poi sparito. Adesso (secondo una voce insistente che gira sul web) sarebbe alla deriva verso le coste britanniche, pieno di ratti cannibali che si mangiano fra di loro e che potrebbero invadere il Regno Unito.
L'ALLARME - Per ora la minaccia circola soprattutto sul web, ma ha provocato un livello di allarme tale,
ratto cannibalo
apparentemente lanciato da esperti, da sollecitare una risposta ufficiale delle autorità costiere britanniche: "Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione di avvistamento della nave dallo scorso aprile. Siamo tuttavia pronti a rispondere adeguatamente se ciò dovesse accadere". Anche la guardia costiera irlandese: "Da parte dell'Irlanda non è richiesta alcuna azione, non risultano avvistamenti". Sta di fatto che l'imbarcazione, di
costruzione jugoslava, varata nel 1976 e battezzata con il nome di un'attrice russa degli anni '30, sarebbe in disarmo e abbandonata alle correnti marine da tempo. Nel 2012 era data in rotta verso la Repubblica Dominicana, destinata ad essere rottamata. Durante quello che sarebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio però, un guasto l'ha portata ad arenarsi in acque canadesi. Da allora - secondo alcune fonti l'inizio del 2013 - nessuno ha certezza di dove si trovi la nave e si ritiene improbabile che sia affondata. Alla sua ricerca (e al suo 'mito') è dedicato anche un sito web, whereisorlova.com. L'allarme sui 'ratti cannibali' sembra invece provenire da un ricercatore belga, Pim de Rhoodes, citato dalla stampa britannica, secondo il quale la
Lyubov Orlova "vaga in da qualche parte" e "sarà infestata dai topi che si mangiano a vicenda".


http://www.unionesarda.it/articolo/notizie_mondo/2014/01/24/il_mistero_della_nave_fantasma_con_un_carico_di_ratti_cannibali-3-351334.html#foto1



la diva Lyubov Orlova
La Lyubov Orlova
Costruita nella ex Yugoslavia, chiamata come una attrice russa degli Anni Trenta, la nave è un colosso di oltre 4mila tonnellate di peso, lunga 90 metri, e può ospitare fino a 110 passeggeri. Ma secondo alcuni quotidiani britannici a bordo ci sarebbero migliaia di topi malati costretti a divorarsi a vicenda per sopravvivere.
LONDRA – Il transatlantico russo Lyubov Orlova si arenerà sulle spiagge inglesi con il suo carico di topi cannibali? Se lo chiedono diversi tabloid britannici. Della “nave fantasma” si sono perse le tracce ormai quasi da un anno, dopo che, il 23 gennaio 2013, era salpata da un porto del Canada, dove era ormeggiata ormai da due anni.
Un rimorchiatore avrebbe dovuto trainarla fino alla Repubblica Dominicana, dove avrebbe dovuto essere demolita. Ma un cavo si è spezzato e la Lyubov Orlova si è arenata

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/topi-cannibali-spiagge-inglesi-nave-fantasma-orlova-arena-gb-1774961/

sabato 11 gennaio 2014

Ma dove vanno a morire i vaporetti di Venezia?



Navigando nel web mi sono imbattuto tra le pagine di questo sito molto ricco di argomentazioni e foto,  molto interessante  per tutti quelli come il sottoscritto sono affascinati ,e l'autore del sito ,http://www.veniceboats.com/actv-flotta-disarmo.htm  ,offre ampia ed esauriente materiale e...
Giliberto  Penzo,  inizia così!
-Scrivevo nel 2004, sul mio libro Vaporetti, Un secolo di trasporto pubblico nella laguna di Venezia:
Ma dove vanno a morire i vaporetti? Non c’è per loro un cimitero degli elefanti come per le barche in legno che nelle secche ai margini dei canali si dissolvono al sole. Fino a non molto tempo erano radiati dalla flotta e venduti a privati o altre compagnie di navigazione con le quali continuavano ancora per molto tempo il loro lavoro. Ora semplicemente vengono distrutti e venduti a peso di ferro vecchio, anche se molte persone desidererebbero acquistarli per riutilizzarli da diporto o come casa galleggiante, ma da molti anni l’Actv ha deciso di non vendere più i battelli dismessi, perché teme a ragione che vengano reimpiegati per il trasporto di persone in concorrenza con le loro linee. Nella lista di barche che mi piacerebbe si potesse riportare in vita, vi sono tre battelli alati in cantiere in attesa di demolizione e due motonavi che giacciono, divorate dalla ruggine, in un cantiere a Chioggia. Gli unici battelli sopravissuti sono quelli venduti prima delle restrizioni attuali e quelli costruiti appositamente per altre compagnie di navigazione, fra quelli reimpiegati vi sono un vecchio battello 20 VA recuperato da una famiglia danese che lo usa come abitazione alla Giudecca e uno riutilizzato come studio d’architettura sul Naviglio-Brenta.

 
 

Link:
 
 

venerdì 10 gennaio 2014

Cimitero delle navi 2 a Trieste,Monfalcone e nel vallone di Muggia

Nel navigando nel web alla ricerca  del( passato  periodo dopo guerra) di relitti navali non solo militari anche piroscafi/mercantili di ogni genere. La storia del loro periodo vissuto durante la guerra il loro ruolo e poi la fine gloriosa a causa dell'uomo "amico/nemico" di diverse Nazionalità .E  tutto questo grazie a
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il porto di Trieste era ritenuto più sicuro essendo fuori dal raggio d'azione dei bombardieri nemici. Per questa ragione, nell'estate del 1943, nell'ambito portuale triestino si era raccolta una flotta di grandi passeggeri in disarmo che comprendeva, oltre al prestigioso "REX" le due motonavi gemelle "Saturnia" e "Vulcania" della Società "Italia", i due transatlantici gemelli "Duilio" e "Giulio Cesare" del Lloyd Triestino, e la grande motonave "Sabaudia", uscita due anni prima dal Cantiere di Monfalcone col nome "Stockholm" e rifiutata, causa la guerra, dall'originario armatore svedese. In porto nello stesso periodo, c'era anche il panfilo gia di Guglielmo Marconi "Elettra" e altre navi minori e da trasporto, oltre agli imponenti scafi di due corazzate: l'Impero" di oltre 40.000 tonnellate di dislocamento, e la "Conte di Cavour". Al momento dell'armistizio soltanto la Saturnia e la Vulcania riuscirono a prendere il mare per non essere catturate dalle truppe germaniche. Le tre grandi navi passeggeri rimaste in porto vennero in seguito spostate nel Vallone di Muggia e furono tutte affondate in bassi fondali da bombe inglesi,l'Impero, ormeggiata al molo quinto del porto nuovo semiaffondata per effetto di prove d'esplosivi fatte dai tedeschi, la Cavour venne colpita nei bombardamenti del febbraio 1945. Alla fine della guerra non meno di 30 navi di vario tipo si trovavano affondate o danneggiate nel canale navigabile di Zaule che venne chiamata "il cimitero delle navi". Il cimitero delle navi fu certamente una delle tante tristezze ereditate dalla guerra. Da corazzata roma


Il CONTE di SAVOIA durante la guerra venne trasferito a VEnezia e, per meglio mimetizzarlo con l' ambiente lagunare, furon dipinti sullo scafo dei...cipressi!
Per la demolizione la nave venne trasferita a Monfalcone per dar lavoro alle maestranze locali che già avevan "perso" l' occasione di smantellare la Corazzata IMPERO trasferita in tutta fretta da TrieSte a VEnezia per non farla cader in mano ai "titini" intenzionati a farne una "preda bellica".





Nave (in demolizione a Trieste)da identificare.

Questa foto si trova nel libro di Livio GRASSI "TRIESTE VENEZIA GIULIA 1943-1954) Ed. ED.IT. Roma 1960.

Osservando il mercantile in basso a dx posso datare l' immagine nei primi anni "50". Lo scafo direi che appartiene ad uno dei transatlantici demoliti in tal periodo a TrieSte.
Tuttavia mi trovo in difficoltà con la stima della lunghezza.

GIULIO CESARE, DUILIO e SABAUDIA avevan una lunghezza tra i 180-200 mt. circa. Il CONTE di SAVOIA era oltre i 240 mt.

Da Bagnasco e Rastelli, "I recuperi navali nel golfo di Trieste alla fine della seconda guerra mondiale", "La Rivista Marittima", 1992:
P.fo DUILIO, 23.636 tsl, Lloyd Triestino: abbattuto sul lato dritto e poggiato sul fondo (del vallone di Zaule) con scafo in parte emergente. Affondato per bombardamento aereo il 10.6.1944. Demolito parzialmente sul posto e quindi completamente al Cantiere San Rocco di Muggia nel dopoguerra. Mi pare l'ipotesi più probabile.
P.fo GIULIO CESARE, 21.900 tsl, Lloyd Triestino: idem DUILIO; affondato per bombardamento aereo il 10.9.1944.
Mn. SABAUDIA (ex STOCKHOLM) 28.000 tsl, Soc. Nav. Italia: idem DUILIO; affondata per bombardamento aereo il 6.7.1944. Demolita sul posto nel dopoguerra.
Tutti e tre già abbondantemente saccheggiati dai tedeschi prima del loro affondamentio, affondati da aerei nel vallone di Zaule (vallone di Muggia), e demoliti sul posto nel dopoguerra, salvo quanto detto per il DUILIO, e salvo il recupero dei tre diesel Sulzer del SABAUDIA, prelevati quasi intatti e imbarcati sulle motocisterne TRIESTE, BERNA E ANDROMEDA, costruite negli anni '50 al Cantiere San Marco.






Che tristezza vedere queste belle navi in queste condizioni, sono immagini a quanto atroce sia la guerra, immaginare piene di esseri umani sono affondate in tutti i mari! certo che stringe il cuore.
Grazie per queste immagine e tutto il materiale !Grazie  a voi tutti del gruppo Betasom.

sabato 4 gennaio 2014

"Puglia" la nave incastonata nella roccia e il MAS 96 di Luigi Rizzo

La vittoria angolare sulla prua
della nave Puglia
La nave Puglia è un incrociatore donato al Poeta Gabriele D'Annunzio dal governo italiano. Tra il dicembre 1915 e il febbraio 1916 l'incrociatore Puglia scortò con altre 500 navi l'esodo dell'esercito serbo e gran parte della popolazione serba dalla loro terra in Italia, incalzati dalle armate austro-ungariche.
Fu smontata quasi completamente per essere trasferita a Gardone in ben 20 vagoni ferroviari. Fu montata nei giardini del Vittoriale tra il 1925 e 1938. Nel 1932 fu montato il grandioso bronzo della Vittoria angolare modellato da Renato Brozzi. La Vittoria poggia sopra un fascio di frecce, puntate verso l'Adriatico; sotto le frecce il motto: "Così ferisco"..

 
Mas 96
A pochi passi dalla Fontana del Delfino sulla sinistra si trova la rimessa in cui è custodito il MAS 96, a memoria della beffa di Buccari del febbraio 1918: il MAS 96 penetrò nella baia nemica di Buccari e lasciò delle bottiglie beffarde con il tricolore ed all'interno il testo di un messaggio.
A bordo del MAS 96 c'erano Luigi Rizzo, Costanzo Ciano e Gabriele D'Annunzio. D'Annunzio era temuto dagli austriaci al punto che avevano messo una taglia di ben ventimila corone d'oro sulla sua testa.
La sigla iniziale del MAS era Motoscafo Anti Sommergibile, ma D'Annunzio la cambiò con il motto Memento Audere Semper.
Il MAS giunse sul lago di Garda nel 1923, come dono del Consiglio dei Ministri tramite il Ministro della Marina ammiraglio Paolo Thaon di Ravel. Per lungo tempo fu ormeggiato nella darsena ricavata presso Torre Ruhland, la torre neogotica di Villa Alba ribattezzata in seguito Torre San Marco dal D'Annunzio. Sul lago di Garda D'Annunzio con il Mas effettuava gite, ma soprattutto gare di velocità.
Il promontorio che sostiene la nave Puglia divide le due vallette chiamate dal D'Annunzio: "Acqua pazza" e "Acqua savia". La Puglia fu la prima nave da guerra della flotta militare italiana varata nel cantiere navale di Taranto il 22 settembre 1898.
Nel sottocastello della nave è allestito un museo con parte degli arredi originali e 10 modelli di navi da guerra appartenenti alla collezione privata di S.A.R Amedeo di Savoia Duca d'Aosta.

http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Gardone_Riviera/Vittoriale_di_Gabriele_D'Annunzio#Nave_Puglia

venerdì 3 gennaio 2014

"Haven"Petroliera dal grande disatro ecologico del mediterraneo

La Petroliera Haven in navigazioneLa storia della nave

Lunga 335 metri, larga 52, 110 mila tonnellate circa di stazza, capacità di carico di 230 mila tonnellate di petrolio, la petroliera cipriota "Amoco Milford Haven" venne costruita nei cantieri Astilleros Espanoles S.A. di Cadiz e varata nel 1973 per conto della multinazionale Amoco. Nel 1988 venne ceduta all'armatore Loucas Ioannou.
Durante la guerra Iran-Iraq venne colpita da un missile nel Golfo Persico. I danni furono stimati in 80 milioni di dollari.Venne riparata a Singapore. Al momento dell'affondamento trasportava 144 mila tonnellate di greggio iraniano caricato a Karag Island (Iran) e destinato a Genova.
11 Aprile 1991 ore 12,40
Davanti al porto petroli di Genova Multedo, durante un'operazione di travaso di greggio dalla stiva 1, a prua, alla stiva 3, a centro nave, si verifica un'esplosione a bordo. Tra i 36 componenti l'equipaggio si contano cinque morti, Ioannis Dafnis, Domingo Taller, Gregorio Celda, Serapion Tubonggan e il comandante Petros Grigorakakis.12 Aprile 1991
Si tenta di bloccare la chiazza di petrolio che fuoriesce dalle cisterne. Nel pomeriggio il rimorchiatore Olanda aggancia la nave dal timone di poppa e inizia ad avvicinarla alla costa. Nel corso dell'operazione si spezza la prua che affonda a 490 metri di profondita'.
13 Aprile 1991 ore 9,35
Dalla nave, ancora in fiamme, si ode un forte boato seguito da altre esplosioni. Rimorchiatori e bettoline scaricano intorno alla Haven acqua e solvente mentre il petrolio raggiunge le spiagge.14 Aprile 1991 ore 10,05
La Haven affonda.           
 14 Aprile 1991 ore 10,05
La Petroliera Haven affonda

Dalla prima esplosione al momento dell'affondamento si stima che siano bruciate almeno 90 mila tonnellate di petrolio. Le ottime condizioni meteo-marine evitarono che le colonne di fumo (alte fino a 300 m) raggiungessero le nostre coste.
La Haven aveva diverse sorelle gemelle, la "Amoco Cadiz" che affondò il 16 Marzo 1978 davanti alle coste bretoni, versando in mare circa 230 mila tonnellate di greggio, la Maria Alejandra, esplosa l'11 marzo del 1980 davanti alle coste della Mauritania, la "Mycene", esplosa il 3 aprile del 1980 davanti alle coste del Senegal.
 
La nave giace oggi adagiata in posizione di navigazione, leggermente inclinata sul fianco destro, su un fondale sabbioso, ad una profondità media di circa -80m. Il castello di poppa si innalza fino a -34 m.
Il relitto si trova a 1,2 miglia dalla riva al largo di Arenzano. Posizione di affondamento:
Lat. 44°22’25.75”N Long. 008°41’59.58”E
La Statuetta del S.Bambino di Praga posizionata sul ponte di comando della HavenIl 28 luglio 2001 una statuetta votiva raffigurante il Santo Bambino Gesù di Praga è stata posizionata sulla ex console di comando della Haven, ad una profondità di circa -37 mLa Haven è il relitto visitabile più grande del Mediterraneo. L'immersione,viste le profondità in gioco, è ritenuta "impegnativa", ed è fortemente sconsigliata a subacquei "inesperti".



 





 
 
link:
http://www.comune.arenzano.ge.it/il-paese/arenzano-da-vedere/la-petroliera-haven.htm
http://www.ilgigantedelmediterraneo.it/base%20+%20indice%20+%20il%20disastro.htmhttp://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=39186
http://it.wikipedia.org/wiki/Haven_(petroliera)
 

giovedì 2 gennaio 2014

"Chrisso"Nave Cipriota relitto di Punta La Greca

La Chrisso
nave "Chrisso"
La "Chrisso", nave da carico cipriota incagliatasi la notte del 31 dicembre 1974 sugli scogli di Punta La Greca, durante una mareggiata, l'unico relitto visibile fuori dall'acqua che si trova a punta la Greca. Battente bandiera cipriota, fu costruita nel 1958 e nonostante la tradizione voglia che porti male cambiare nome alla nave, le fu cambiato per ben quattro volte prima di quello con cui si incagliò. Era la notte del 31 Dicembre 1974, durante una tramontanata fortissima che impedì all'equipaggio di recuperare le ancore per ripararsi a Tavolara. Nonostante tutto ne l'equipaggio ne la nave ebbero grossi danni e per molto tempo sulla nave incagliata vi fu un custode. In seguito venne deciso di venderla a una ditta di recupero per aggiustarla per rimetterla in mare, ma un incendio, gli abitanti della zona pensano voluto, distrusse l'attrezzatura di bordo e la nave venne abbandonata lì.

http://wikimapia.org/11983150/it/Relitto-nave-mercantile-Chrisso
http://www.conoscerelasardegna.it/area-marina-protetta/relitti-area-marina-protetta-tavolara-punta-coda-cavallo-la-chrisso.html

Relitti di navi del parco marino di Tavolara e Punta Cavallo

La ChrissoL'area marina protetta del parco marino di Tavolara e Punta Coda Cavallo, oltre essere l'habitat di numerosissime specie di vegetali e animali e anche caratterizzata dalla presenza di vari relitti:
-1 aereo caccia bombardiere della "Caproni-Reggiani", completamente sommerso nei pressi di Tavolara.
-2 motonavi da pesca: la "San Giuseppe" a 40 m di profondità  affondata nel 1949 vicino Tavolara e la goletta "Amalia" affondato a cannonate il 18 Luglio 1943 da un sommergibile e anche questo oggi a 40 m. di profondità
-5 motonavi da carico: la "oued yquem" a 36 m. di profondità nei pressi di San Teodoro silurata da un sottomarino olandese nel 1941.
La"Mamma Elvira" che affondò nel 1951 a circa un miglio dall'isola di Molara.
La "Klearchos", che, a causa di un incendio, nel 1979, fu abbandonata nel canale tra Tavolara e Molara e oggi, ricoperta di gorgonie rosse, si trova a 74 m. di profondità.
La "Omega"che, la notte del 17 Febbraio del 1974, andò a sbattere contro gli scogli dei 7 fratelli a Molara, inabissandosi velocemente(18 m).
La "Chrisso", l'unico relitto visibile fuori dall'acqua che si trova a punta la Greca. Battente bandiera cipriota, fu costruita nel 1958 e nonostante la tradizione voglia che porti male cambiare nome alla nave, le fu cambiato per ben quattro volte prima di quello con cui si incagliò. Era la notte del 31 Dicembre 1974, durante una tramontanata fortissima che impedì all'equipaggio di recuperare le ancore per ripararsi a Tavolara. Nonostante tutto ne l'equipaggio ne la nave ebbero grossi danni e per molto tempo sulla nave incagliata vi fu un custode. In seguito venne deciso di venderla a una ditta di recupero per aggiustarla per rimetterla in mare, ma un incendio, gli abitanti della zona pensano voluto, distrusse l'attrezzatura di bordo e la nave venne abbandonata lì. A causa delle mareggiate la nave è stata spezzata in due tronconi, inoltre trovandosi in un fondale basso, il relitto era più soggetto ai forti venti che lo facevano sbattere creando man mano sempre più danni e spaccature dello scafo.  Oramai fuori dall'acqua vi è ben poco, il resto è a circa 5 m.di profondità.

http://www.conoscerelasardegna.it/area-marina-protetta/relitti-area-marina-protetta-tavolara-punta-coda-cavallo-la-chrisso.html

mercoledì 1 gennaio 2014

Yacht "Elettra" nave di Guglielmo Marconi


Venne costruita nei primi anni del novecento, venendo utilizzata sia come yacht che come nave militare da ricognizione, prima di passare sotto la proprietà di Marconi, nel 1921.
La nave venne costruita nei cantieri Ramage & Ferguson Ltd. di Leith presso Edimburgo su progetto degli ingegneri Cox e King di Londra, varata il 27 marzo 1904, per conto di Carlo Stefano d'Austria, con il nome di Rovenska, a ricordo della località sull'isola di Lussino dove l'arciduca aveva una lussuosa villa in cui amava soggiornare. La nave innalzo la bandiera dell'Imperial-Regia Marina Austro-Ungarica fino al 1909.
Nel 1910 lo yacht venne venduto a Sir Maxim Waechter passando sotto bandiera del Regno Unito mantenendo lo stesso nome e nel 1914 venne rivenduto all'industriale Gustav H.F. Pratt.

Nave pattuglia

Con lo scoppio del primo conflitto mondiale la nave venne requisita dal governo britannico e trasformata in unità di pattugliamento e di scorta della Royal Navy nella Manica, impiegata tra l'Inghilterra ed i porti francesi di Brest e Saint Malò.
Con la fine delle ostilità la nave, messa in disarmo, venne portata a Southampton e messa all'asta, e nel 1919 acquistata da Guglielmo Marconi per 21.000 sterline.

Nave laboratorio

La nave, salpata da Londra nel luglio 1919, giunse a Napoli in agosto e quindi portata a La Spezia per i lavori di trasformazione in laboratorio scientifico.
La nave ribattezzata Elettra venne iscritta nel Registro Navale Italiano il 27 ottobre 1921, mentre il suo passaggio definitivo sotto bandiera italiana venne ratificato il 21 dicembre successivo.
Particolarmente importanti gli esperimenti effettuati nel golfo del Tigullio, in contatto con la stazione di terra posta alle torri Gualino, sulla penisola di Sestri Levante. In onore di ciò, nelle carte ufficiali della marina italiana, il golfo del Tigullio aveva assunto il nome ufficiale di "golfo Marconi".
Negli anni venti e trenta l'Elettra solcò le acque di tutti i mari del mondo fino a che, nel 1937, alla morte dello scienziato la nave venne acquistata dal Ministero delle Comunicazioni per la cifra di 820.000 lire.
Con la Kriegsmarine
Allo scoppio della seconda guerra mondiale la nave venne trasferita nel porto di Trieste, fino a quando in seguito alle vicende che seguirono l'armistizio dell'8 settembre 1943 venne requisita dai tedeschi ed armata con cinque mitragliere, una da 15mm e quattro da 20mm in due torrette binate. Nella Kriegsmarine venne immessa in servizio prima con la sigla G-107, poi NA-6.
La nave Elettra partì da Trieste il 28 dicembre 1943 per una missione di pattugliamento lungo le coste della Dalmazia. Il 21 gennaio 1944 la nave giunse nelle acque di Diklo, vicino a Zara, dove la mattina successiva venne individuata da alcuni cacciabombardieri alleati da cui venne colpita. Il comandante, prima che la nave affondasse, scelse di arrenarla.
Recupero del relitto
Con il trattato di pace il relitto della nave divenne proprietà della Iugoslavia, le cui autorità solo nel 1959 permisero l'effettuazione dei rilievi tecnici sulle possibilità di recupero della nave, consentendone poi la restituzione grazie all'intervento diretto di Tito su sollecitazione dell'allora Ministro degli esteri, il futuro presidente della Repubblica Segni.
La nave, restituita all'Italia, nel 1962 venne riportata a galla e rimorchiata nel Cantiere S. Rocco di Muggia, presso Trieste.
Il Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni fece predisporre uno studio per la ricostruzione della nave ma gli alti preventivi di spesa rimandavano i lavori. Nel 1972 a seguito dell'interessamento dell'allora Presidente del Consiglio Andreotti, intervenuto su sollecitazione dell'ammiraglio Virgilio Spigai, Presidente del Lloyd Triestino, vennero stanziati per la sua ricostruzione 2 miliardi e 400 milioni di lire e la nave venne trasportata presso il vicino cantiere navale San Marco di Trieste. Un nuovo progetto di ricostruzione con preventivo di lavori di circa 7 miliardi di lire che superava ampiamente quanto in precedenza stimato e stanziato dal Governo bloccò nuovamente il tutto ed il progetto fu accantonato e venne presa la decisione di demolire la nave.
Il 18 aprile 1977 il relitto venne di nuovo messo in bacino e lo scafo tagliato in varie porzioni con le varie parti della nave distribuite a vari musei.
La prua è conservata all'AREA Science Park a Padriciano presso Trieste e sempre nel capoluogo giuliano altri resti della nave sono conservati presso il Civico Museo del Mare e il Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa. La poppa della nave (con l'elica) è invece esposta all'entrata del Centro di telecomunicazioni di Telespazio, nel Fucino.
La Marina Militare ha battezzato con il nome Elettra una nave di supporto entrata in servizio nel 2003
http://www.radiomarconi.com/marconi/elettra.html Foto e storia dell'Elettra]
http://www.nautica.it/info/cultura/elettra.htm Storia e localizzazione dei vari pezzi dell'Elettra]http://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1977/1175
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Caratteristiche tecniche yacht "Elettra"
(ex Rovenska)

Piroscafo ad 1 elica e 2 alberi
Cantiere di costruzione: Ramage & Ferguson Ldt - Leith (Inghilterra)
Anno costruzione: 1904
Lunghezza fuori tutto: 67,40 metri
Lunghezza del ponte: 198' (60,35 m)
Lunghezza tra le perpendicolari: 56,36 m
Lunghezza al galleggiamento: 184' (56,08 m)
Larghezza massima fuori ossatura: 8,38 m (27'6")
Altezza al ponte di coperta: 5,18 m (17')
Immersione a pieno carico: 5,00 m
Macchina: Ramage & Ferguson Ltd - Leith - a vapore a triplice espansione e 3 cilindri. 126,9 5 Cavalli nominali e 1000 Cavalli indicati. Capace di imprimere una velocità di 12 nodi. 2 caldaie monofronti Ramage & Fergusson Ldt
Tonnellaggio di stazza netta: 232,18 t
Tonnellaggio di stazza lorda: 632, 81 t
Dimensioni di stazza: 63,40 x 8,31 x 4,96 metri
Nominativo: I B D K - Itl.
Iscritto al compartimento marittimo di Genova - N° Matricola: 956
Classificazione: 100 A. 1.1. Navigazione: lungo corso
Ultimo armatore: Ministero delle comunicazioni - Direzione poste e telegrafi - Roma.