mercoledì 6 novembre 2013

Tragico"Tsunami del 2011" :navi,batelli e detriti in strada


Tokyo (TMNews) - Una volta c'era "l'Olandese volante", il vascello fantasma destinato per un destino crudele a solcare i mari in eterno, senza una meta precisa, spesso avvistata avvolto in una nebbia o in una luce spettrale. La sua versione odierna si trova arenata nel cuore di Kesennuma, cittadina a nord est del Giappone.

Lo tsunami del 2011, oltre a migliaia di detriti e resti di costruzioni finiti nel fondo dell'oceano ha scaraventato sulla terraferma decine e decine di segnacoli incongrui della sua furia devastante. Come il malinconico e tragico relitto della Kyotoku-maru 18, battello da pesca finito nei gorghi dell'onda anomala che sconvolse il Giappone l'11 marzo di due anni fa.

In un primo tempo le autorità municipali aveva deciso di conservare i resti dell'imbarcazione come imponente e silenzioso monito della tragedia. Ma un sondaggio recente ha cambiato i progetti dopo che il 70% degli abitanti di Kesennuma ha deciso per lo smantellamento.

Da simbolo tragico e ferrigno dello tsunami, la Kyotoku-maru 18 finirà la sua carriera in un cantiere di smantellamento, riciclando generosamente la sua chiglia rossa e blu lambita dalle fiamme dell'incendio che distrusse parte della cittadina dopo il maremoto giunto dal mare e che provocò, nel Giappone nord-orientale, un'ecatombe di 18mila

 vittime.http://video.tiscali.it/canali/News/Esteri/176954.html



 




 

Monastir la nave fantasma di Leuca

Monastir - nave fantasma
Monastir nave fantasma

1979 – 2009 - 30 anni da quel tragico evento che per alcuni mesi cambiò il volto della marina e le abitudini di molti cittadini del basso Salento. Leuca fu riscoperta ed iniziò la frequentazione invernale di S. Maria di Leuca.
Ecco come andarono i fatti:
Novembre 1979: tardo pomeriggio, giornata di scirocco e forte mareggiata che riempiva l’ antico lungomare di schiuma e salsedine vaporizzata. Alcuni vecchi marinai del luogo avevano da poco terminato la classica partita a bocce usando i lati sterrati della strada come piste da gioco. Il mare sempre più minaccioso faceva intravedere in lontananza la sagoma di una nave in balia dei marosi seguita a poca distanza da un’ altra grossa nave senza luci di segnalazione.
Per chi da terra scorgeva le navi  dondolare prede del mare in tempesta, lo spettacolo incantava  non permettendo allo sguardo rapito di fissare altro se non le strane evoluzioni compiute da questi mostri d’acciaio. Ma all’improvviso accade qualcosa che cattura l’attenzione: una delle due sagome nere e precisamente quella senza luci cambia rotta, puntando decisamente verso gli scogli della marina di Leuca.Prima increduli poi sempre più preoccupati, i vecchi marinai ed i curiosi presenti sul lungomare iniziarono ad urlare per tentare di avvisare l’equipaggio della nave - che sembrava ignaro dell’accadimento - l’incombente pericolo cui stava andando incontro. Ma nessun segnale giungeva dalla sagoma nera, sempre più vicina e minacciosa  con la sua prua puntata dritta sul lungomare di Leuca.
Segnali, urla, imprecazioni e stupore  poi un tonfo sordo e rumore di lamiere stridenti sugli scogli. La Monastir si era adagiata su un fianco alla destra della spiaggetta del Terminal. Se solo il mare l’avesse portata a naufragare 30 metri più a sinistra , si sarebbe potuta schiantare direttamente contro l’ albergo. La fortuna, il caso, il mare…avevano schivato una vera e propria tragedia.
La nave fantasma che era al  traino dell’altra imbarcazione, quella con le luci, diretta  verso la sua fine  cioè un cantiere di demolizione, decise  di terminare i suoi giorni sugli scogli di Leuca regalando per alcuni mesi a migliaia di curiosi un’insolito panorama tra punta Meliso e punta Ristola.     
Toni De Veglia
http://www.leucaweb.it/santa_maria_di_leuca/ultime-notizie-leuca/monastir-nave-fantasma-74.php

domenica 3 novembre 2013

"Dimitrios" relitto di laghi Alimini-Otranto



La "Dimitrios" foto anni 70


Una vecchia carcassa di nave arenata presso gli Alimini a pochi metri dalla riva, nel corso degli anni era divenuta meta di lunghe passeggiate per chi voleva crogiolarsi al sole camminando sulla battigia in compagnia del suono del mare e del vento. Quell’ammasso di ferraglia arrugginita, malgrado l’impatto ambientale, era diventato parte integrante del paesaggio tanto che quel posto fu detto, ancor prima della nascita di un lido balneare, "alla nave".

Ai più, l’episodio riguardante l’incagliamento della motonave è poco noto.

La Dimitrios, così si chiamava, era una nave da carico greca di sessantuno metri che stazzava 498 tonnellate. Come tante altre grosse imbarcazioni, solcava il Mediterraneo per trasportare merci nell’ambito dei fittissimi scambi commerciali intrattenuti dall’Europa continentale con il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. Negli anni Settanta, difatti, l’intensità del traffico e dei commerci marittimi avevano reso i porti di Brindisi e di Taranto i più frequentati del Salento. Le navi merci, tuttavia, erano poco più che "carrette" (1) – così come le definì il deputato gallipolino del PCI Giorgio Casilino (1919-2006) in una seduta della Commissione Parlamentare Trasporti del dicembre 1979 – con strumentazioni inadeguate alla navigazione la cui difficoltà, inoltre, era dettata dalla mancanza di segnalazioni e di indicazioni sulle carte nautiche. Per tali motivi non era così raro vedere imbarcazioni arenarsi lungo le coste del Salento come, ad esempio, avvenne anche per la tunisina Monastir che si incagliò sul litorale di S. Maria di Leuca alle ore 18.30 del 4 novembre 1979 (2).

La Dimitrios, appartenente alla società armatrice "Petros e Mamas Leonidas Kritikos" di Atene, era partita dal Pireo il 10 dicembre del 1978 con un carico di 450 tonnellate di crusca, cruschello e farinacei vari per un valore complessivo di 45.900 dollari statunitensi corrispondenti, allora, a circa 87 milioni giustifydi lire italiane. La destinazione del viaggio era il porto di Pesaro dove la ditta "Chimex" attendeva la merce che, a sua volta, le era stata commissionata dalla società inglese "St. George Mill’s". All’alba del 19 dicembre, e precisamente alle 4.00 del mattino, la Dimitrios si arenò, come tantissime altre navi del passato, nelle insidiosissime secche degli Alimini (3). La motonave, allora, cominciò a inclinarsi sul fianco destro con la prua rivolta verso Otranto e, essendo a soli dieci metri dalla riva, tutto l’equipaggio con il comandante Larpatos abbandonò in fretta il naviglio lasciandone incustodito il carico. Diffusasi la notizia dell’incagliamento diverse persone, rimaste sconosciute agli inquirenti, cercarono di far razzia dei cereali trasportati aprendone le stive. Il saccheggio, però, non portò ai risultati sperati poiché le acque penetrarono negli scompartimenti rovinando gran parte della merce e disperdendone in mare quella restante. Strumentazione e ogni altra suppellettile furono, invece, portate via. La società assicuratrice "The Marine Insurance Co. Ltd." di Londra risarcì il committente per la perdita del carico trasportato dalla Dimitrios inoltrando all’armatore greco, tramite il procuratore leccese Alfredo Lonoce, richiesta di rivalsa per l’importo di 50 milioni di lire. Accettando l’istanza, il Tribunale di Lecce emise il 30 agosto 1979 un provvedimento di sequestro conservativo e poi, verso la fine di quello stesso anno, il giudice istruttore Donato Planteda disponeva la vendita, entro trenta giorni, della motonave (4). Probabilmente l’asta non andò a buon fine se lo stesso deputato Casalini, il 7 maggio 1980, chiedeva alla X Commissione Trasporti quali fossero i motivi che impedivano il recupero e la demolizione del natante al fine di poter liberare il mare otrantino da un potenziale pericolo per la navigazione, la pesca e il turismo (5). Certamente per giungere alla soluzione della questione era necessario superare una moltitudine di ostacoli e di burocrazia, tipicamente italiana, e perciò fu il mare a risolvere il tutto ingoiando lentamente quanto giorno per giorno restava di quel relitto.

di Vincenzo D'Aurelio
 http://culturasalentina.wordpress.com/2013/06/28/il-relitto-degli-alimini/
 

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